L’amore regala l’estasi e il tormento. I sospiri e i magoni. Il cardiopalmo e la tachicardia. Le notti dolci e avvolgenti e l’insonnia. Un brivido sulla schiena e un pugno in pancia. Tutto e il contrario di tutto. Fa toccare la punta del cielo con un dito, e schianta in terra con tutta la sua violenza e virulenza. È potente e prepotente, afrodisiaco ed estatico.
L’amore, così come ogni alto sentimento, ha il suo contraltare: l’altra faccia della sua medaglia, il tormento.
Il buon giorno si vede dal mattino: come riconoscere la fine di un amore
Vivere in coppia non è mai semplice, e non è uguale per tutti. Quando diventiamo coppia portiamo in dote la nostra infanzia con il nostro carico di dote affettiva e di buchi nel cuore. Alla luce di ciò, infatti, ci sono coppie sane, altre meno sane, altre ancora, conflittuali o tossiche. Queste ultime sono le peggiori.
Non tutti i partner diventano coppia sin da subito: chi ha bisogno di tempo, chi fa avanti e indietro tra estesi e tormento, chi ancora, ha difficoltà nel diventare una coppia adulta, e chi adulto non ci diventerà mai. Ci siamo più volte detto che quando è amore non fa male, ma la sofferenza sembra camminare a fianco al sentimento più complesso è sfaccettato che ci sia: l’amore.
Talvolta, infatti, la sofferenza appartiene alla coppia – o meglio a quella determinata coppia -, sin da subito: può entrare in scena in maschera, a viso scoperto, a giorni alterni, subito o nel tempo. Il tormento e la sofferenza possono giungere anche a metà cammino – per esempio dopo la nascita del primo figlio, o dopo una malattia o un lutto -, grazie a svariate incomprensioni e crisi di vita, o a seguito di scelte dolorose o di non scelte.
La sofferenza può fare capolinea nella vita della coppia alla fine del sentiero, a causa per esempio delle ultime mareggiate del legame, o quando i figli vanno via di casa, dando il via alla drammatica fase detta “sindrome del nido vuoto”.
Nei casi più severi, invece, il tormento e la sofferenza possono fare compagnia alla sfortunata coppia sin dall’inizio, quando imboccano la strada di “quel legame”.
Ecco alcuni segni prodromici della fine irreparabile di un amore.
Alcuni legami iniziano con i magoni e con i pianti, con i mal di pancia e le cefalee; esiste, infatti, un meccanismo potente e prepotente che si chiama perseverazione che muove le fila di molti amori, che obbliga a sperare, oltre ogni esame di realtà.
Ancora e ancora, contro ogni evidenza, contro ogni atroce sofferenza. Il corpo grida per essere ascoltato e si esprime con l’unico linguaggio che conosce, quello dei sintomi. Ma il legittimo proprietario del corpo e dell’amore letale lo ignora e persevera nella sofferenza.
Si inseguono e perseguono le onde emotive, per evitare che l’esame di realtà possa danneggiare il sentimento, dosi abnormi di emozioni che inebriano i sensi e il cuore, offuscando la mente.
Scatta nella coppia una sorta di meccanismo di protezione del legame d’amore, come se accettare la fine dell’amore fosse un irreparabile fallimento esistenziale.
Vediamo cosa accade quando non si vede la fine di un amore
Talvolta i partner diventano miopi, anzi ciechi, perseverando nel tenere in vita un amore letale. Non vedono. Non vogliono vedere. Tacciono davanti alle ingiustizie.
Ingoiano i bocconi amari. Soffrono in silenzio, sperando che il tempo con i suoi balsami possa sanare ogni ferita. Ogni litigio, ogni asperità e ogni criticità del legame sembra portare con sé una nuova forma di consapevolezza, una nuova acquisizione, dei nuovi e più funzionali equilibri.
Questi accomodamenti durano davvero poco, e la coppia torna a essere più conflittuale di prima, con l’aggravante del tempo che passa, e dei sintomi che avanzano nel loro cammino.
“Ci sono abissi che l’amore non può superare, nonostante la forza delle sue ali”.
Honoré de Balzac
Una passione divorante, intensa ma non serena, può produrre sintomi fisici: polmoniti, febbri o insonnia, perdita di appetito, deflessione del tono dell’umore e ansia.
In realtà poche sindromi sono così tanto ossessive e potenzialmente distruttive come l’amore.
Accettare la fine di un amore: quando un amore muore
“Ogni Amante rappresenta la malattia dell’altro”
Aldo Carotenuto
La fine di un amore porta con sė grandi quote di sofferenza, un’atroce mancanza, un lutto senza bara. Quando finisce un amore i partner, spesso, fanno dei passi indietro nella speranza di rivivere quell’antico ricordo e scaldare ancora la loro anima con le antiche emozioni. Ma questo è davvero un grande sbaglio.
Investono ancora, in nome dell’amore provato, in nome del passato. Nella speranza che questa volta, quella volta, sia quella giusta.
Per rispetto al passato, per ripassare il passato, per non smarrire il passato.
Ogni passo indietro corrisponde a un tassello in meno verso il futuro e il recupero della qualità di vita diventa chimerico. Ogni battuta d’arresto, ogni tentennamento, ogni ripensamento rappresentano un dispendio energetico enorme che il partner già logoro e stanco dalle pregresse battaglie tenterà, in vano, di fare ancora.
Lo sperare ancora contro ogni evidenza porta con sé una successiva disillusione facendo catapultare la coppia in una vera giostra dell’orrore.
Solitamente nessuno cambia, e se un amore giunge al suo ultimo respiro, non è cercando di fermare il tempo che guarirà o resusciterà quel legame.
I malanni di quel legame d’amore e le sue criticità, rimarranno insiti in quel legame e troveranno un ambiente accogliente per crescere e per proliferare.
Superare la fine di un amore
L’amore si riconosce da una cosa: è felice.
Se un amore è giunto al capolinea ci saranno stati davvero tanti motivi che, per per un motivo o per un altro, non sono stati elaborati, risolti, superati.
Aspetti caratteriali o di mancanza di dialogo, personologici o sessuali.
La fine di un amore è un lutto senza bara
Quindi, quando finisce un amore, bisogna regalargli una degna sepoltura, come si fa con le persone care; le più importanti, quelle che abbiamo amato davvero.
Diventa indispensabile affrontare questo lutto, da soli o con un clinico competente ed empatico, rimettere insieme i cocci psichici, e andare avanti.
Sappiamo bene però, che la sepoltura di quel legame non avviene velocemente, in maniera indolore e repentina – come si fa con una persona cara morta davvero -, così la coppia attraverserà fasi di separazione e altre di ricostruzione, pur consoni dei tarli insiti nel loro legame.
Quindi, molto meglio una fine dolorosa, che un dolore senza fine.
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Gentile Dottoressa,
io odio ripetermi, ma lei è davvero inarrivabile, e per quanto è brava, forse anche per se stessa…ed io lo penso davvero. Non sbaglia un colpo (più propriamente un video, o un articolo).
Voglio chiudere con una domanda: ma lei, come fa ad essere così brava?
Fabio