Un tumore si insinua nella vita di una donna e la mette in pausa da tutto. Dal progetto di maternità, dalla seduzione, dalla sua coppia. Dalla sua stessa vita. La fa precipitare nel girone della paura e del terrore.
Le incognite si impossessano di lei. Ha paura di tutto: della malattia, delle ricadute, della cura, della morte. Del dopo. Dell’abbandono.
Il seno, organo altamente simbolico, nell’immaginario di una donna, è strettamente legato alla seduzione, alla crescita psico-fisica, all’intimità, alla sessualità, a significati profondi, identitari e regressivi. Incarna lo sposalizio tra femminilità e corporeità. Odora di latte e di erotismo.
Quando parliamo del seno di una donna, dobbiamo occuparci del suo significato simbolico e del carico emozionale che il seno porta inevitabilmente con sé.
Dal seno ostentato al seno mutilato al seno riparato
Le mode del momento impongono una quarta misura (e forse più) di reggiseno. Seni ostentati, costretti in reggiseni a balconcino, postati ovunque, come se la capacità di seduzione di una donna passasse obbligatoriamente dalla taglia del suo reggiseno. I social sono strapieni, anzi pullulano, di taglie over e di seni rifatti per lenire autostime traballanti.
Alla luce di ciò, un’amputazione così simbolica, anche se salvavita, viene vissuta dalla donna come una drammatica mutilazione della sua identità di donna.
Dopo un tumore e un intervento al seno la donna dovrà fare i conti con la sua nuova immagine allo specchio, in attesa di una possibile e rapida ricostruzione: del corpo, del cuore e della psiche.
La donna fa una gimcana tra controlli post tumore, medicazioni e fantasie di ricostruzioni postume. Del seno e della sua femminilità. Il cammino è senza dubbio impervio e in salita, e la possibilità di vivere un periodo di ansia e angoscia è altamente probabile.
Il tutto ha un’inevitabile ricaduta sulla salute sessuale, sulla coppia e sull’autostima della donna ammalata. La donna sperimenta sulla sua pelle un sentimento paralizzante di vergogna per quello che le è capitato, perché considerato come un attacco acuto alla propria femminilità. Una vera e propria ferita narcisistica.
La mastectomia è un intervento chirurgico altamente mutilante perché porta alla perdita di una parte simbolica – il seno o una parte di esso – associata alla femminilità, alla fertilità e alla maternità (il seno che nutre).
La donna ammalata viene rapita da emozioni e sentimenti ambivalenti e dalla complessa decodifica. Si alternano in un labirinto difficilmente percorribile rabbia per il danno subìto e deflessione del tono dell’umore, marcata depressione e speranza di una vita ancora normale, lutto per la mutilazione di un organo altamente simbolico e profonda ambivalenza per una nuova immagine allo specchio che dovrà accettare, fare propria e con la quale dovrà imparare a convivere.
La chirurgia plastica, unitamente alla psicoterapia o al sostegno psicologico, assume il significato di una vera ricostruzione psichica, oltre che fisica.
L’amore che ripara
Le reazioni emotive e le risorse psichiche cambiano da donna a donna, da coppia a coppia, da famiglia a famiglia. Quando la donna è giovane e viene aggredita dal tumore prima di essere diventata madre, le reazioni emotive saranno diverse da quelle di una donna che è già madre e che ha una parte di sé (il figlio) che sopravvive a sé stessa. La giovane donna dovrà elaborare il lutto dell’accaduto.
Sa bene che, probabilmente, non potrà avere figli e che le cure la renderanno infertile.
Questa ennesima mutilazione peggiora il quadro clinico, il suo tono dell’umore e depotenzia le risorse psichiche che le necessitano per guarire. In tutti i casi, le donne di qualunque età e con qualunque tipo di tumore devono essere aiutate da un professionista per elaborare il lutto dell’accaduto, per rivisitare in terapia gli accadimenti e gli attacchi acuti al corpo, per andare avanti e recuperare in qualità di vita.
L’amore, come sempre, anche in questi casi, gioca un ruolo determinante. Che si tratti di una rete di supporto familiare, amicale, di un compagno, amante o marito, o dell’amore dei figli.
Con l’avvento di un tumore, però, l’intimità e la sessualità sono soggette a importanti cambiamenti, così come cambiano le dinamiche della coppia.
Se la coppia era empatica, solida ed eroticamente felice prima del tumore, con pazienza e capacità di cura, riprenderà ad amarsi ancora anche dopo. E questo bagno emotivo farà bene al cuore, al corpo e al processo di guarigione della donna.
Se, invece, la coppia era una coppia traballante o con sutura, il dopo sarà complesso e compromesso dalla fatica di dover vivere con la spada di Damocle della malattia sulla testa. Nell’immaginario della donna non c’è più spazio per la dimensione del piacere, perché sofferenza e preoccupazione hanno occupato tutto: ogni emozione, ogni fantasia, ogni progetto amoroso e di vita.
Il talamo viene disturbato dalla paura della morte, delle recidive, della terapia, del corpo deturpato e imbruttito, delle eventuali reazioni del partner, con inevitabili ricadute sulla sessualità di coppia.
Come cambia il legame tra i partner
Il legame con il partner cambia, o dovrebbe cambiare, per modalità e significati.
Prevale da parte della donna il bisogno di attenzione e di tenerezza, di sentirsi ancora bella e piacente, e di ricevere conferme rispetto alla nuova immagine corporea.
Prevale, tra mutilazioni e riparazioni, un bisogno estremo di dolcezza e cure, di sensualità piuttosto che di sessualità.
Il corpo mutilato, ferito e ricucito ha bisogno di un risarcimento, di uno sguardo empatico e contenitivo. Di altre carezze, più dolci e affettuose, sprovviste soprattutto di pietismo.
Il dopo tumore e dopo terapia non è un cammino semplice per la donna e per la coppia, spesso hanno bisogno entrambi di aiuti mirati, empatici e competenti, perché pur volendo rimanere coppia, con un ingombro così minaccioso, non sanno come poter fare.
Una consulenza psico-sessuologica per la coppia rappresenta il luogo dell’ascolto, della decodifica e della riparazione per aiutarli ad amarsi ancora, se non più di prima.
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Buongiorno, mi chiamo Fiammetta e sono una donna che ha incontrato il cancro al seno per due volte, la prima volta a 39 anni e ho fatto una quadrantectomia con rimozione del capezzolo, mio marito mi ha guardato con gli stessi occhi innamorati e con la stessa passione, e anche ora che a distanza di vent’anni che il tumore è tornato, questa volta al IV stadio, nonostante ora sia mastectomizzata bilateralmente e non abbia voluto ricostruire il mio seno, continua a guardarmi con gli stessi occhi innamorati, io mi sento sempre bella e attraente, considero le mie mutilazioni e cicatrici come un vanto di un guerriero che ha combattuto, sono medaglie e mostrine…
Gentile lettrice, mi sono permessa di cancellare il suo cognome per mantenere l’anonimato.
Il suo rapporto di coppia, evidentemente, gode di ottima salute.
Cari auguri per tutto