Chi ama spesso ha anche paura dell’abbandono. Quello che in clinica viene detto: “sindrome dell’abbandono”; quel tarlo invisibile ma letale che corrode autostima e legami d’amore. Amore e paura, come sappiamo, sono l’uno il contraltare dell’altro. Così come la possibilità di lasciarsi andare ai flutti di un’emozione che timidamente si candida per diventare sentimento e la sindone abbandonica.
La paura dell’abbandono appartiene al sentimento elitario dell’amore, al bisogno impetuoso di essere unici e centrali per la persona che si sceglie di amare. Talvolta, però, la paura travalica il buon senso e i buoni propositi amorosi, e straripa gli argini della ragione. Depressione, ansia e paura di essere abbandonati diventano gli elementi centrali degli amori affamati.
Cosa si intende per fame d’amore?
C’è sempre una certa follia nell’amore. Ma c’è anche sempre qualche ragione nella follia
Friedrich Nietzsche
La paura dell’abbandono e il suo antidoto: come superare la paura
L’amore con le sue dolci seduzioni ed efferate gelosie, unitamente alle sue false verità e atroci vendette, ci cammina a fianco sin da bambini e grazie a lui nasciamo, cresciamo, ci nutriamo e, talvolta, ci avveleniamo. Ci sono amori che nutrono, altri che depauperano. Amori che accudiscono e altri che destabilizzano. Amori che danno e altri che tolgono: aria, fame, voglia di vivere, finanche speranza e futuro.
Gli amori malsani, dolorosi e tossici per la psiche si creano grazie all’incontro alchemico di due fragilità psichiche e del cuore: due partner affamati d’amore. Un incontro asimmetrico e sperequato che instilla nel partner più fragile la paura dell’abbandono.
Amore, fame d’amore, ansia e deflessione del tono dell’umore sono elementi correlati tra di loro.
Apparentemente disgiunti, sembrano elementi senza nessun nesso tra di loro, ma in realtà sono strettamente connessi e intersecati l’uno con l’altro; si mantengono in vita a vicenda. Stare in coppia, e stare bene, dipende dalle tre coniugazioni del verbo Amare: capacità d’amare, lasciarsi amare e anche essere stati amati a suo tempo. Sappiamo bene che la capacità di scegliere prima il partner e di stare in coppia dopo, dipende da come siamo stati amati e, soprattutto, “se” siamo stati amati sufficientemente. Quell’imprinting affettivo che condiziona nel bene o nel male tutte le nostre scelte, o non scelte, affettive ed emozionali. Chi ha subito il trauma dell’abbandono ha inciso a fuoco sulla sua pelle un danno, la paura e l’angoscia che l’abbandono primario – solitamente perseguito da figure genitoriali – possa ripetersi.
Infanzia, autonomia, dipendenza e amore
Dimmi come sei stato amato e ti dirò come ami. Si chiama imprinting amoroso, e caratterizza le scelte sane o meno sane amorose. Un bambino molto amato avrà radici affettive salde e ramificate, sarà grato per la sua dote affettiva, in grado di amare a sua volta, senza traumi, paure, timori e fobie ( come la fobia dell’abbandono o del tradimento). Un bambino ignorato o maltrattato non ha interiorizzato amore e cure, e non sa come riproporle dentro un legame di coppia. Da adulto può diventare un partner sottomesso, maltrattante, algido ed evitante. Una madre che ama, una madre che accudisce, una madre che nutre il corpo e il cuore del suo bambino, sarà in grado di regalargli abbondanti scorte di benessere, di autostima e di fiducia in sé stesso; cosi, quando diventerà adulto, potrà utilizzare per vivere serenamente dentro la sua coppia. Quel bambino così tanto amato sarà un adulto sereno, in grado di amare e di lasciarsi amare, senza scheletri nel cassetto della memoria e mostri che inquinano il cuore e la relazione.
Chi sono invece i“non amati”?
I “non amati” sono quegli adulti psichicamente fragili e deprivati affettivamente che per il resto della loro vita tendono a dipendere da un amore – a meno che non intraprendano in tempo una psicoterapia -, vivono per essere amati, sopportano abusi e soprusi, tradimenti e maltrattamenti, pur di essere amati.
La “ferita dei non amati” è spesso la causa di una carenza di “fiducia di base” e di amore verso sé stessi che si ripercuote inesorabilmente sul partner e sul legame d’amore. Sono coloro che vivono l’amore come una “stampella psicologia”, che utilizzano il partner come uno psicologo amatoriale, una madre che non hanno avuto, un amante, un amico, facendo transitare il legame dalla dimensione del piacere a quella, pericolosissima, del bisogno. Sono partner che smarriscono del tutto il loro baricentro psichico, che si poggiano e alloggiano nella vita altrui.
La scelta del partner
Le scelte amorose, apparentemente, seguono logiche estetiche. Alto e bello, palestrato o sensibile, dolce o burrosa, e ancora, esile o mediterranea, biondo o bruno. Il partner, in realtà, non viene scelto soltanto in funzione di quello che pensiamo siano i nostri gusti estetici, ma in funzione di tantissimo altro. Tanto altro di “invisibile agli occhi” ma visibile al potentissimo radar inconscio. Molte storia d’amore sono storie d’amore tra anime complici e tra infanzie – o voragini dell’infanzia – simili. Le scelte d’amore sono spesso “scelte collusive”: molte volte i partner scelti sono quelli che, in qualche modo, riportano indietro alle terre dell’infanzia. Tra paura dell’abbandono, fame d’amore e i tentativi malsani e amatoriali di superare l’abbandono subito.
La donna vaginismica, per scempio, sceglie un partner con un deficit erettivo, entrambi complici e fragili, vittime e carnefici, ma entrambi mantengono in vita le loro disfunzioni sessuali.
La donna sottomessa sceglie invece il partner, apparentemente e falsamente, dominante per sentirsi protetta, per curare le pregresse ferite e i pregressi e ancora dolenti abbandoni. In realtà, prende un abbaglio e si trova intrappolata in amori maltrattanti. Viene spesso maltrattata, e si incastra dentro dei legami asfittici e decisamente poco nutrienti. Le botte e il possesso vengono confusi per dolcezza, cura, finanche amore.
La scelta, in chi non è stato amati ed è affamato d’amore, verte verso partner che curano, che accudiscono, che placano le ansie più profonde, che dovrebbero nell’immaginario dei più sanare la paura dell’abbandono e la depressione conseguente. La fame d’amore è sorella della “ferita dei non amati” – quell’atavica mancanza d’amore che, come un marchio indelebile muove le fila di scelte affettive e relazionali -, entrambe strettamente legate all’ansia e alla deflessione del tono dell’umore.
Coppie, amore e umore, e ansia da separazione
La mia attività clinica mi regala l’opportunità di ascoltare e aiutare tantissime coppie: coppie zoppicanti o con sutura, naufragate, irrisolte, separate o separande. Colleriche o pericolosamente mute. Posso affermare con certezza che la salute della coppia e la sua qualità di vita postuma dipende dalla salute di ogni protagonista di quel legame. Da come, e se sono stati amati, e dalla capacità che hanno di dare e di donare all’interno del legame d’amore. Un altro elemento di centrale importanza è l’ansia da separazione e l’efferata gelosia.
Quando uno dei due, o entrambi i protagonisti di quell’Amore, vengono mossi da gelosia folle, da un bisogno impetuoso di controllare l’altro, e dalla paura – quasi terrore – di perdere il partner, ci sono tutti gli elementi per danneggiare, corrodere e far naufragare quel legame. Nessuno regge alle proibizioni, ai controlli, allo spionaggio: quando un rapporto di coppia si trasforma in una galera, uno dei due, il più sofferente, tenta l’evasione. Gli amori asimmetrici e irrisolti, nutriti dalla paura dell’abbandono e dalla gelosia sono amori orfani di futuro. Sono dati dall’incontro tra un un partner affamato, bisognoso, dipendente, e da partner narcisista: legame nel quale vittima e carnefice si alternano, nutrono e mantengono in vita la dipendenza affettiva.
Roland Barthes in “Frammenti di un discorso amoroso” scriveva: “Ho male all’altro”.
Caratteristiche della fame d’amore e della paura dell’abbandono
La fame d’amore si manifesta quasi sempre con le stesse caratteristiche, atroci e insopportabili:
- Un bisogno d’amore incolmabile
- Gelosia folle, immotivata e implacabile
- Una tristezza impossibile da sopportare
- L’amore vissuto come una stampella psicologica, come una terapia psicologica
- Iper investimento del partner: diventa un Dio in terra
- Un disperato e incessante processo di cura e di manutenzione del legame
- Il partner bisognoso vive per l’altro, senza il quale non respira, non vive, non esiste perché non amato
- Possessività, morbosità, ansia da separazione
- Bisogno di conferme e di certezze, continua ricerca di rassicurazioni sull’amore
- Il non sentirsi mai abbastanza amati, mai abbastanza belli, mai “abbastanza”.
- Mancanza di interesse per sé e un iper investimento e uno spostamento libidico verso il partner
- Devozione estrema: il partner viene prima di tutto, anche dei figli
- Ansia e attacchi di panico con chiare e invalidanti somatizzazioni di fronte ad ogni contrattempo o temporanea distanza dal partner
- Assenza totale di confini con il partner, tendenza alla simbiosi e al rapporto fusionale
Il partner non è un terapeuta!
I protagonisti di questi amori malati sono spesso irrisolti sul piano psichico, e tentano di trovare la cura dei malanni dell’anima nella coppia e nell’amore. L’amore, in chi soffre di dipendenza, diventa una droga, una vera e propria necessità psico-fisica, sino a trasformarsi in gioia e dolore della loro stessa vita. Sono amori folli, amori eccessivi. Amori malsani, straripanti e fagocitanti, dannosi.
Amori, caratterizzati dagli eccessi, dagli scompensi, dalla mancanza di equilibrio che, all’inizio viene letta come un eccesso di coinvolgimento e sentimento, ma alla lunga corroderà il più saldo degli apparati psichici.
Sono amori caratterizzati da un desiderio incolmabile di amore assoluto e fusionale, di conferme, di rassicurazioni, nutrito sempre e comunque da angosce abbandoniche, davvero insopportabili.
Ansia e depressione in amore, quei segnali da non sottovalutare
Quando un amore è sano, l’equilibrio prende il posto dei disturbi psico-somatici. Quando invece un amore porta con sé sofferenza, ansia e depressione, prima o poi il corpo si lamenta, grida che qualcosa non va, e prima o poi, quell’Amore vira pericolosamente verso un naufragio. Il corpo non conosce altri linguaggi se non quello della sintomatologia: sintomi che andrebbero caldamente ascoltati e non tacitati. Si esprime con il linguaggio dei sintomi che, in realtà, sono la porta d’ingresso dell’anima.
- Indolenzimenti vari, sine causa.
- Agitazione psico-motoria.
- Infiniti notti insonni a contare le pecore.
- Disturbi della sfera oro-alimentare.
- Anoressia.
- Tachicardia.
- Palpitazioni, il cuore ricorda la sua presenza.
- Dolori al centro del petto o alla schiena, come una pesantezza insopportabile.
- Pressione arteriosa instabile.
- La sensazione davvero angosciante di aver smarrito il controllo del proprio corpo, e del proprio destino.
- L’inconscio che prende il sopravvento e noi che siamo alla deriva assoluta.
- Difficoltà respiratorie e sensazione di soffocamento.
- Anche la minzione verrà regolamentata dall’ansia e dall’inquietudine:
- aumento della frequenza urinaria, minzione urgente che ricorda la vescica neurologica.
- disturbi del ciclo mestruale
- disturbi della risposta sessuale: anorgasmia e disturbi del desiderio sessuale.
- Ansia diffusa e somatica.
- Irritabilità, incapacità a staccare la spina, iper lavoro.
- Facilità al pianto, scarsa modulazione delle emozioni.
Conclusioni
Ricapitolando: il nostro corpo è la cartina tornasole della nostra anima e del nostro benessere o malessere psico-fisico.
Ascoltarlo, averne cura e avere la capacità di comprendere se un Amore è un amore che nutre o depaupera, è la strada più rapida verso la felicità, o almeno, la serenità. I disturbi dell’umore, ansia e depressione possono essere “causa e conseguenza” della fame d’amore. Una diagnosi scrupolosa e un ascolto empatico aiuta il paziente, uomo o donna che sia, a riabbracciare la qualità di vita smarrita o mai vissuta.
35 Commenti. Nuovo commento
Bellissimo articolo bravissima! Totalmente d’accordo.
Gentile dottoressa,
mia fratello mi ha confidato le sue preoccupazioni per la moglie, ex anoressia grave, ma guarita da molti anni.
Mi racconta che la donna è da qualche anno assolutamente assorbita dal suo lavoro, ossessionata dal fare sempre di più e sempre meglio, ma non gratificata dai suoi successi. Spesso, nonostante le ore trascorse fuori casa, continua a lavorare (non retribuita) a casa, trascura la casa e la famiglia, Questo sta causando anche problemi alla loro coppia.
Mio fratello infatti non riesce a capire se la moglie sta realmente attraversando un periodo di difficoltà, ai limiti della depressione.
Anche perché i comportamenti di questa donna sono spesso ambivalenti. Quando è fuori casa, e ne sono testimone, mia cognata è brillante, allegra, dalla conversazione piacevole. Di compagnia insomma. A casa manifesta sempre un’estrema stanchezza e insoddisfazione. Inoltre mio fratello ha scoperto che intrattiene chat con un altro uomo, e nei suoi discorsi appare molto brillante e allegra.
Veramente siamo molto in difficoltà, perché non riusciamo a capire se questa donna !ci fa o ci é2.
Io personalmente vorrei aiutarla, anche perché vedo che questa situazione si riflette sui miei 3 nipoti (un giorno ha dimenticato di andarne a prendere uno a scuola, un’altra volta ha dimenticato appuntamento dal medico).
Come possiamo capire se lei ha realmente bisogno di un sostegno psicologico, o è solo stanca della routine familiare e della vita di coppia?
Buongiorno,
penso che né lei, né suo fratello potete intervenire, se non partecipadole (suo fratello, non lei) le vostre ansie.
Sarebbe utile una consulenza psicologica, luogo non giudicante, di estrema accoglienza ed empatia, dove sua cognata – se lo vorrà – potrà analizzare quello che prova e che vive.
Un cordiale saluto.
Grazie dottoressa per questo articolo importantissimo.
Io ho la sindrome dell’abbandono e spesso mi chiedo come sarebbe amare in modo “normale”, “sano”… Ok, so quale è il modo sbagliato, ma come ci si dovrebbe sentire amando senza fame d’amore?
Io ho sempre collegato le due cose: ad esempio se non mi manca non lo amo, se non sono disposta a scalare mari e monti non lo amo, oppure come dovrei comportarmi nei suoi momenti di difficoltà?
Spero che la terapia mi aiuti in questo…
Buon pomeriggio e grazie per la sua testimonianza.
Capita spesso di confondere le due cose: amore e dipendenza, struggimento e sentimento.
Bisogna ripartire dalle terre dell’infanzia per guarire avvero, e per assaporare la gioia di un amore sano!
Auguri per tuttto.
Salve dottoressa, sono una ragazza di 22 anni e sono fidanzata per la prima storia seria da un anno e mezzo. Di punto in bianco ho cominciato a provare queste sensazioni di ansia, cuore che batte in modo forte, stanchezza. Lui è sempre stato quello molto preso, io invece vivevo la cosa con tranquillità ed un giorno le cose si sono capovolte. Adesso alterno dei periodi di tranquillità e dei periodi di paura in cui mi domando se è questo che si dovrebbe provare dopo un anno di relazione, se sono in grado di amare nel modo giusto e molte altre domande a cui cerco di rispondere leggendo articoli. Poi un giorno ho capito che forse questi pensieri potevano venire dal mio passato. Mio padre per quanto buono è assente per motivi di lavoro ed è più un amico che un padre. Mia madre invece non è una donna molto affettuosa e vive col suo compagno da quando ho 14 anni. Cerco di essere più positiva possibile perché mi rendo conto che lui mi vuole bene e mi ama davvero, ma ogni volta che vedo delle piccolissime mancanze che sono futili e a cui lui adesso non presta più attenzione perché si sente più tranquillo e non ha bisogno di costanti rassicurazioni, io invece mi rattristo (come se un rapporto si basasse su queste cavolate). Se mi fermo a riflettere mi rendo conto che sia così, ma quando mi trovo nel momento in cui queste cose accadono mi rattristo spesso e volentieri. Vorrei sapere se si può trattare di paura dell’abbandono e se ha qualche semplice consiglio da darmi. Non so se me la sento di andare da uno specialista ma dall’altra parte non voglio nemmeno rischiare di sabotare la mia relazione a cui tengo davvero tanto. La prego, spero mi possa aiutare perché ne ho bisogno. Grazie di cuore.
Cara Ragazza,
mi farebbe piacere aiutarla, ma non via email e nemmeno con qualche consiglio significherebbe togliere valore al suo sentire.
Diventa assolutamente indispensabile effettuare una diagnosi clinica, stabilire cioè se si tratta di ansia, di paura dell’abbandono, dell’amore, di altro.
Fatto ciò, si procederà con la disamina delle cause – in clinica dette etiologia – e si stabilirà come poterla curare davvero, non soltanto per evitare di sabotare la sua coppia, ma anche e soprattutto, la sua qualità di vita.
Se desidera essere seguita da me chiami quando desidera e verrà richiamata appena mi sarà possibile.
Io, però, non lavoro online.
Un caro saluto.
Buon a sera dottoressa…
Ho 24 anni sono fidanzata ufficialmente da 5 mesi….
Ilmio fidanzato non è della mia città e quando è partito mi mancava tantissimo…. stavo male fisicamente non avevo forza ad andare avanti.
Piangevo prr la sua assenza.
Non pensavo che mi sarei affezionata così… mi sobo innamorata piano piano mentre lui di me un molto prima….
Da quando è partito abbiamo avuto alti e bassi….ma anche quando ci sentivamo per telefono prima che scendeva ….
Ci siamo detti TI AMO spesso e volentieri.
quando litighiamo perché sono arrabbiatissima non passa nemmeno un giorno e facciano pace.
Non sappiamo arrabbiarci veramente da non dover parlare al telefono…. anche se ci sono stati casi che io l’ho fatto per punirlo….
Io mi chiedo se è vero che lo amo.
Ora mi sto abituando alla sua assenza.
Ma sto ancora aspettando che ritorni nella.mia città.
Mii chiedo non so se.mi manca davvero se lo lasciassi?
Se è vero amore? Se è veramente lui il ragazzo della.mia vita?
Come sarei io senza di lui? Sono domande che mi faccio….. anche se mi manca da morire…. ho avuto anche delle debolezze che non lo sentivo dentro, e mi sentivo indifferente …. ma è durato massimo 2 giorni e dopo tutto come prima….
Questa è la mia prima storia così con un fidanzamento ufficiale.
Ho pensato anche di andare a convivere ma ci sono alcuni brutti pensieri…. penso che per i miei genitori sarebbe e una delusione.
Abbiamo pensato anche un domani saremo genitori…. lei cosa ne pensa?
Le sembra un vero amore? Anche da parte mia? Aspetto una sua risposta che per me sarà come un conforto e lo dico veramente x me la sua risposta del suo parere vale tanto… buona serata grazie
Cara Ragazza,
cinque mesi sono davvero pochissimi per parlare di amore.
Non voglio sminuire il suo sentire, ma vorrei farla riflettere sui pochi mesi che la legano a questo ragazzo, e per di più, in maniera conflittuale, fatta di alti e bassi.
Penso, invece, che siate nella fase dell’innamoramento, l’amore viene dopo.
Non mi sono chiare le motivazioni dei vostri litigi e della sua confusione su quello che prova.
Litigate? Ci sono divergenze caratteriali? Culturali? Familiari? Altro?
La convivenza – genitori, autonomia economica ed età a parte – non mi è chiaro quanti hanno ha – è un passo importante, non va fatto esclusivamente per paura di perdere il fidanzato.
Le suggerisco di richiedere una consulenza da uno psicologo della sua città, in modo da fare chiarezza ed evitare decisioni a frettate.
Un abbraccio e in bocca al lupo per tutto.
Salve, e complimenti per l’articolo.
Io vorrei chiedere se è a conoscenza di un libro che affronti questo argomento della fame di amore o di una “sindrome dell’abbandono”, possibilmente con un linguaggio anche adatto non a professionisti del settore ma ad appassionati. Mi piace leggere in merito ad argomenti psicologici, e Nardone o Wazlawick sono tra i miei autori preferiti in questo campo. Trovo che talvolta ci siano dei comportamenti che sono un po’ estremi ma ancora lontani da una situazione patologica e disfunzionale, e che in questi casi la conoscenza e un approfondimento sull’argomento siano utili a maturare consapevolezza. Cosa ne pensa? Può aiutarmi a trovare un libro?
Grazie!
Buonasera,
i libri,anche se chiari e fruibili, non possono sostituirsi all’incontro empatico e accogliente con un professionista.
Se attende ancora un mese potrà leggere il mio, già pronto e in fase di pubblicazione.
Un caro saluto.
io vivo un rapporto con il mio compagno sempre con la paura di perderlo sempre con ansia sempre con l’ossessiva gelosia vedo il tradimento ovunque e sto con un continuo malessere misto ad ansia e tristezza. Voglio uscirne da tutto questo
Buonasera gentile Lettrice,
avere consapevolezza di avere una difficoltà è la strada migliore per decidere di affrontarla.
Non so da quale città mi scrive e se posso aiutarla io.
Nel caso non potesse raggiungermi a Roma o a Catania, contatti un sessuologo clinico della Sua città, ne guadagnerà in qualità di vita e di coppia.
Un caro saluto
Buonasera dott.ssa,
mi chiamo Marco sono di Roma, ho 43 anni sposato/separato e ho 2 figli.
Ho perso mia madre quando avevo 18 anni (1994) e non ho mai metabolizzato la cosa, nascondendomi dietro una forza che in realtà mi indeboliva inesorabilmente giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.
Dovevo essere forte, per mio padre e perchè essendo figlio di mia madre, dovevo mettere in pratica i suo insegnamenti.Ero moto legato a lei, un cordone ombelicale ancora presente nonostante la mia età. In questi ultimi 3/4 anni mi sono particolarmente inviluppato, sono stato artefice di un tradimento ( motivo della separazione), che mi ha portato una mia autocondanna, attraverso un…gesto estremo, che per fortuna sfortuna non ha avuto un epilogo drammatico.
Ho tutte le caratteristiche da Lei descritte in questo articolo, ho provato nel 2018 ad inetrpellare uno psicologo ma con scarsi risultati.
Il rapporto con mia moglie, nonostante abitiamo insieme è particolarmente deteriorato ed insano. La mia “possessione” lede quella piccola speranza di pacifica convivenza.
Il mio trascorso ha messo fortemente in discussione l’idea che avevo di me stesso, della mia adolescenza apparentemente tranquilla. Mi viene spontaneo dire che tutto ciò che credevo giusto si è rivelato sbagliato e, viceversa, quello che c’era di sbagliato in realtà era giusto.
Non ho mai metabolizzato l’evento drammatico della perdita, e il mio nascondermi ha acceso una miccia lunga 25 anni che piano piano si avvicinava ad un contenitore che, nel frattempo, si stava riempiendo di silenzi e soffocamenti altamente detonanti…e, alla fine, è esploso.
Servirebbero fiumi di parole per farle capire la condizione ed io non so più come uscirne.
Buongiorno Marco,
la sua condizione emozionale e psichica è stata spiegata magistralmente. Situazioni così complicate partono solitamente dalle terre dell’infanzia. Terre abitate male o desolate che, nonostante gli anni, continuano a lavorare sotto soglia.
Se il suo primo percorso psicoterapico non è andato a buon fine, significa che il clinico non era adatto a lei oppure lei non era pronto per attuare davvero un cambiamento.
Le suggerisco di rivolgersi a qualcun altro, con speranza e motivazione, affinché questa sua crisi esistenziale possa diventare una vera risorsa.
Se desidera essere seguito da me chiami pure, io faccio studio anche a Roma. Eventualmente, nella sua città non mancano colleghi bravi, empatici e simpatici.
Auguri per tutto
Grazie per la risposta dottoressa,
sono scettico, non so se lo sono sempre stato o ci sono diventato strada facendo.
Mi rivolgo qui, per preservare la mia figura, incapace di chiedere aiuto, sarebbe stato “semplice” avere un familiare con cui ripercorrere momenti passati, vissuti nel mio silenzio mal digeriti e probabilmente fermi in pancia, ma anche da questo punto di vista, senza vittimismo, non ho nessuno; da qui scaturisce il dubbio che, probabilmente, il mio vissuto bello e solare, fa parte di una mia fantasia in cui mi rifugio nell’autoconvizione che sia stato tutto bello.
Far pace con la morte non è fattibile…metabolizzare che qualcuno di così visceralmente importante non ci sia più è…- non ho termini per poterlo descrivere, mi scusi.-
Non cerco la cura della coppia ma la via d’uscita dal buio che ho dentro.
Infatti, era proprio la via d’uscita dal buio che ha dentro che le stavo suggerendo di intraprendere.
Online, su un sito, e senza relazione terapeutica non si guarisce.
Un saluto
Come ti capisco, anche io ho perso la madre a 18 anni, mio padre è sparito poi per 13 anni mio fratello minore e’ morto a 30 improvvisamente, e il figlio che ho fatto, me lo hanno preso i servizi sociali, sono schiavo di una relazione di codipendenza affettiva, e chi più ne ha più ne metta, cerca di risolvere queste mancanza, perche’ più avanti andrai peggio sarà.
Buongiorno dottoressa,
Ho praticamente tutte le conseguenze dei non amati.. compreso non riusciread uscire da una relazione che mi fa solo male, ma anzi andandolo a cercare.
ma non riesco ad identificare un episodio della mia infanzia in cui possa aver riscontraro questo non amore..
Sono gia stata in cura da una psicologa x un anno e mezzo.. appena ho accennato ad un uomo diverso, un amico, mi ha suggerito che la terapia poteva concludersi cosi.
Poi l uomo da cui sono dipendente è tornato… ed è ricominciata la manipolazione seppur in modo diverso.
Forse ho solo preso la dottoressa sbagliata, non gliene faccio colpe, ma come posso fare asapere cosa ha condizionato cosi tanto il mio essere? Come posso lasciarmi indietro questi macigni?
C è una qualche categoria di psicoterapeuti specifica a cui rivolgermi?
Grazie
Buonasera,
in realtà tutti i terapeuti curano tutto, ognuno con la propria formazione, metodi, vissuto e cuore!
Forse non ha trovato il clinico adeguato per lei.
Cerchi ancora, effettui qualche colloquio preliminare. Aspetti, faccia sedimentare le emozioni provate.
E scelga.
Dovrà sentirsi a casa nei suoi pensieri, e nel suo studio.
Legga le sue cose, si assicuri che siano sue, segua le sue pagine. Il web, a meno che non si tratti di lestofanti, fornisce tante informazioni preliminari.
Un caro saluto e auguri per tutto.
Buonasera,
il libro lo trova già su Amazon.
Un caro saluto
Gentile dottoressa,
Credo di soffrire di questo male
Ho una dipendenza affettiva
Non riesco a stare senza di lui
Più volte lui ha cercato di lasciarmi perché esasperato dalla mia gelosia e morbosità
Mi sono umiliata perché lui restasse giurandogli che non sarebbe piu’capitato
Mi ha sempre perdonato,ma stavolta non credo lo farà più
Non è il mio uomo,ma di un’altra donna ed io x anni ho sopportato questo….
Adesso credo addirittura che lui abbia un’altra relazione,in parte confermata,ma dice solo di amicizia
Questo mi sta facendo impazzire
Litighiamo continuamente
X non perderlo ho detto che mi fido di lui,ma dentro mi sento morire
Lui è freddo e distaccato
Io sto male e non riesco a nasconderlo
Non mi dica di lasciarlo andare perché non ci riesco anche se sono cosciente che così mi sto autodistruggendo
Mi aiuti!!!!
Buongiorno,
purtroppo non posso aiutarla via mail, lei avrebbe bisogno di una terapia individuale. Non le dirò di lasciarlo perché so perfettamente che non è in grado di farlo, e non le dirò di occuparsi di sé stessa, perché anche di questo non è in grado di farlo. Le suggerisco però di leggere il mio ultimo libro, che le indicherà la strada per la salvezza.
Se ha bisogno di me, mi trovo a Roma e a Catania.
Un affettuoso saluto
https://www.amazon.it/dp/1792784279
Buonasera Dottoressa.
è da qualche giorno che mi chiedo se amo davvero mio marito.
Siamo sposati da circa 3 anni e fidanzati senza mai aver convissuto prima del matrimonio dal 2009.
Dopo vari litigi che giudicavo normali, mi ha quasi convinta delle parole che dice quando è arrabbiato: che forse non era giusto nemmeno sposarci.
Ora che mi ha chiesto scusa delle sue parole, evento raro.
Perché? Come devo fare a farmeli passare. So che voglio stare con lui. Ma purtroppo forse anche l’ansia e un po’ di depressione mi fa tornare questo brutto dubbio.
Come devo eliminare il brutto pensiero?
Buongiorno gentile Lettrice,
ogni litigio contiene rabbia, parole abusate e anche esagerate. Ma poi, solitamente, si chiarisce e la pace raggiunta spazza via ogni dubbio.
Se i dubbi in lei rimangono le ipotesi sono tre:
– ha dubbi sul suo sentimento
– è una persona fragile e si fa manipolare dalle parole facendole sue
– l’ansia e la depressione di cui soffre interferiscono con il sentimento provato e con la sua qualità di vita.
In ogni caso, le suggerisco una consulenza specialistica.
Un caro saluto.
La ringrazio dei consigli.
Provero ancora.
Intanto continuo aleggere i vostri articoli
Buongiorno Dottoressa, complimenti per l’articolo che ho letto con molta attenzione.
Le scrivo per chiederle come si guarisce dall’ansia e dalla fame d’amore. Le premetto che sono stato molto amato da banbino e sono sposato da oltre 20 anni e ho 2 figli adolescenti. Mia moglie ed io ci siamo sposati innamorati e felici, ma mia moglie sta attraversando una crisi (credo di mezza età) e non la vedo felice. Per anni mi sono dedicato esclusivamente al lavoro e uscivamo poco e sempre con i soliti 4 amici. Da un paio di anni mia moglie ha cominciato a voler uscire, incontrare gente nuova, curare il corpo, acquistare abiti nuovi. Ho dato poco peso a queste esigenze e l’ho lasciata uscire e conoscere amiche e amici nuovi mentre io rimanevo a casa perchè le dicevo che ero stanco. Ho cominciato ad essere geloso, possessivo e le ho chiesto di rinunciare a vacanze con amiche perchè le ho detto che stavo male. Mi sono reso conto che così facendo la stavo giorno dopo giorno perdendo e lei non è felice.
Io amo mia moglie e lei la mia vita. Come mi devo comportare? Ho cominciato ad uscire più con lei, a dedicarle più tempo e a contenere la mia gelosia nella speranza di poterla riconquistare. Non credo che ci sia un’altra persona tra noi, dice che mi vuole bene, che sono un padre modello e marito perfetto. Ma allo stesso tempo le piace uscire, incontrare gente nuova e forse essere ammirata e corteggiata. Mi ha confidato che al lavoro un uomo divorziato la corteggia, ma dice di non essere interessata. Io le credo, ma sicuramente le piace essere corteggiata da altri uomini e vorrei riconquistarla prima che trovi la persona che le piace. La mia paura è che uscendo con lei e standole più vicino la faccia allontanare ancora di più. Che cosa mi consiglia? Grazie
Buongiorno,
la situazione è abbastanza complessa per essere dipanata via email. Una coppia è molto di più della semplice somma dei suoi protagonisti.
Le suggerisco una consulenza di coppia, luogo dell’ascolto e della cura.
Un cordiale saluto
Gentilissima Dott.ssa ,
io sono fidanzato con una donna brasiliana e dopo vari incontri lei manifesta periodicamente una gelosia ossessiva. Per esempio se do’ un ‘occhiata ad una ragazza al mare, se parlo con una per chiedere informazioni, nuove amicizie su fb . Mi capita che mi scandaglia tutti i messaggi di amiche che ho su whatsupp e cosi via. Addirittura è arrivata a scrivere ad una amica su fb e a intimarla a non contattarmi. Amica intendo una persona con la quale si hanno interessi comuni o scambio informazioni. Mi dice che flerto con tutte. Questa persona che adesso vive in brasile vorrebbe venire in Italia e sposami. A parte tutti i problemi di distanza adesso, permessi soggiorno, viaggi, anche se è molto bella e affettuosa, insomma mi piace, però con questo tarlo che a volte non riesce a controllare, non so bene a cosa vado incontro. Sono già divorziato per cui un altro matrimonio con queste premesse mi mette un in difficoltà. Potrei fidarmi che con il tempo possa migliorare? E’ una condizione patologica irreversibile e tamponabile solo con farmaci? Non so bene se giocarmi l’ultimo jolly, e alla mia proposta di fare un fidanzamento più lungo con altri viaggi, mi dà dell’immaturo.
Grazie mille!
Marco
Buonasera Marco,
non posso rispondere alle sue domande via email, senza conoscere lei, la sua partner, la vostra coppia.
“ Potrei fidarmi che con il tempo possa migliorare?
E’ una condizione patologica irreversibile e tamponabile solo con farmaci?
La diagnosi non deve farla lei, ma gli Psicologi.
Fatto ciò si stabilirà come potervi aiutare.
Un cordiale saluto
Ho una soluzione che forse vi stupirà. E se smettessimo di abbandonare gli altri? Se una volta che ci troviamo bene con una persona, non mollassimo alla prima difficoltà, ma cercassi di essere un po’ più pazienti e ne parlassimo più apertamente in modo da crescere noi e aiutare l’altro a crescere nel rapporto con noi? Ma già…forse è scomodo tutto questo.
Buongiorno.
Grazie mille per il suo articolo.
Sto vivendo una situazione molto difficile.
Sono sposata da 17 anni e ho 3 figli con un uomo gentile e un padre premuroso. Fin dal inizio della nostra relazione era lui quello che mi cercava io invece ero lusingata dal suo amore e poi capivo che é un ragazzo ” giusto ” per matrimonio. L’ho sempre amato a modo mio ma non mi era mai mancato neanche quando per gli studi siamo stati separati. Mi sembrava giusto il modello di coppia in cui é l’uomo quello che cerca di piu e fa di piu per la sua donna anche perche é il modello dei miei genitori.
Dopo 20 anni insieme posso dire che é stata una storia “sana^ , tranquilla, piena di affetto.
Il problema é che ho conosciuto al lavoro un uomo che mi mostra interesse in una maniera sempre educata.
Non riesco a capire come mai, io che non mi mancava amore e nemmeno affetto da parte di mio marito: ho incominciato ad essere quasi dipendente dalle attenzioni di questo uomo. Io che non sono mai stata gelosa di mio marito adesso sofro di gelosia per il mio collega.
Mi manca da piagere, non riesco a suportare piu di un paio di giorni senza di lui e vedo che anhe lui mi cerca in continuazione. É una cosa reciproca, anche se lui é piu giovane di 9 anni. Non ci siamo neanche sfiorati con un dito perche non voglio tradire mio marito però sono consapevole che nei miei desideri e pensieri l’ho già tradito. Questa storia é lunga 5 anni percio non é più un innamorato. Non so se é un vero e proprio amore o é una dipendenza.
E poi perché? se avevo tutto ciò che una donna possa desiderare?
Buongiorno Ilenia,
mi piacerebbe poter rispondere alle sue domande, ma nonostante il suo messaggio sia lungo non è mai equiparabile a una consulenza: luogo deputato all’ascolto profondo e approfondito, alla ricerca delle cause e soprattutto delle soluzioni.
Se ha necessità di effettuare una consulenza con me chiami pure verrà richiamata appena mi sarà possibile.
Un cordiale saluto
Salve dottoressa,
non faccio altro che controllare mia moglie e questo pensiero mi prende quasi tutta la giornata. Mi faccio dei film incredibili: penso che abbia un altro.
Mi può dare un consiglio.
Grazie
Buongiorno Francesco,
non le serve un consiglio, non saprebbe cosa farsene; le serve invece una consulenza ben fatta con un professionista che sappia diagnosticare il suo disagio.
Bisogna capire se si tratta di una problematica legata al legame instabile o malsano, a sua moglie o a delle sue problematiche di insicurezza.
In ogni caso a diagnosi effettuata seguirà una cura.
Un cordiale saluto