Sindrome post abortiva

“Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato, e al divino dall’altro, quanto l’essere incinta.
La madre è raddoppiata, poi divisa a metà e mai più sarà intera”.
Erica Jong

Che cos’è l’aborto

L’aborto volontario, detto interruzione volontaria di gravidanza (IVG), rappresenta un’esperienza caratterizzata da una forte connotazione emozionale e morale.
La donna si sente in colpa, giudicata, e profondamente sola nel dover decidere cosa è giusto, e cosa è sbagliato per lei e per il suo bambino.
Il tutto verrò amplificato da sensi di colpa e da profondi sentimenti di vergogna legati al non essere in grandi di desiderare – o volere – di diventare madre.
Le riflessioni possibili oscillano dall’aspetto morale a quello religioso, e ancora, a quello procreativi, sino ad arrivare alle ripercussioni che questo evento luttuoso ha sulla coppia, sui partners e sulla futura sessualità della donna.

Alcuni dati sull’aborto

Il più alto tasso di IVG è riconducibile a donne coniugate con uno o più figli, e a donne non coniugate senza figli.
La commercializzazione della contraccezione d’emergenza ha ridotto invece il tasso di aborti volontari correlati alle minorenni.

“Il bambino comincia in noi molto prima del suo inizio. Ci sono gravidanze che durano anni di speranza, eternità di disperazione”.
Marina Cvetaeva

  • Quali scenari emotivi apre l’esperienza dell’aborto?
  • Cosa rappresenta dal punto di vista psicologico l’esperienza dell’aborto?
  • Quali meccanismi psichici mette in moto?
  • Quali ripercussioni ha sulla vita intima e sessuale della coppia?

L’esperienza dell’aborto rappresenta il fallimento degli antichi desideri inconsci di maternità, e rappresenta il conflittuale bivio tra una realtà emozionale e psicologica e una realtà sociale alla quale la donna si vede costretta ad aderire.
L’intervento chirurgico rappresenta e concretizza la risoluzione momentanea e apparente di future complicanze emozionali, familiari, sociali e, ovviamente, economiche, ma sancisce l’inizio di un doloroso processo di elaborazione del gesto esperito e del lutto subito dalla donna.
Unica protagonista dell’aborto.

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Aborto e immaginario della donna

Dal punto di vista dell’immaginario, la sessualità femminile è scarsamente disgiunta dall’aspetto procreativo, anche se la storia e l’avvento della terapia orale per la contraccezione ha rappresentato per la sessualità femminile una tappa epocale e strategica.
Da quel momento in poi, la donna approda a una nuova dimenisone: la possibilità di vivere la propria sessualità immune da possibili ansie procrative.
Un fallimento contraccettivo o un incidente di percorso fa riemergere dall’inconscio femminile l’atavica, ancestrale correlazione, tra sessualità e procreazione.
Il corpo femminile è da sempre stato a servizio della prosecuzione della specie.
La sessualità femminile con la terapia orale per la contraccezione ha finalità ludiche e non esclusivamente procreative, le donne possono accedere a ruoli sociali e lavorativi potenti e ambiti (in passato ricoperti solo dall’uomo), perché la nascita dei figli viene desiderata, programmata e procrastinata, non più soltanto subita.
La gravidanza, nel tempo, ha mutato significato, proprio a causa del “ruolo di genere sociale”, che è diventato lentamente ma costantemente ambiguo.
I ruoli maschili e femminili non sono più separati ma fusi e confusi.

Sessualità, donna e contraccezione

La contraccezione divide la donna tra il suo potere decisionale e il suo corpo femminile portatore di capacità fecondative.
L’aborto va considerato, sempre, anche se voluto, come un evento traumatico in quanto produce un marcato stress ed evoca elementi mortiferi, azzera inoltre gli elementi di identificazione con il bambino, mediante la negazione della gravidanza.
La sintomatologia psicosomatica che insorge nelle donna che hanno abortito ha caratteristiche simili al “disturbo post traumatico da stress” (DSM IV), i disturbi possono insorgere subito dopo l’intervento o dopo un lungo periodo di incubazione psichica a livello inconscio.

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Sintomi della sindrome post abortiva

I disturbi comprendono:

  • disturbi neurovegetativi
  • disturbi d’ansia
  • del tono dell’umore,
  • del ritmo sonno veglia
  • dell’affettività, della sessualità
  • dell’alimentazione, del flusso ideico.

Una donna che non ha potuto elaborare dal punto di vista simbolico ed emozionale l’aborto, lo interpreta come se avesse ucciso il suo bambino in maniera premeditata e cosciente.
Il processo riproduttivo e procreativo deve essere considerato in tutta la sua complessità, senza trascurare soprattutto il “valore dell’elaborazione simbolica”, oltre che dell’evento biologico.
La genitorialità racchiude in sé il grande progetto di “proiettare nel tempo” la propria identità, biologica, psicologica e sociale.
La decisione di abortire nega comunque la genitorialità e crea nella donna nuclei indelebili di dolore e lutto, misti a vergogna e colpa, che devono obbligatoriamente essere rielaborati all’interno di setting psicoterapici, al fine di una sana e adattiva ristrutturazione di personalità della donna.

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Gentile dottoressa Randone,
    sono arrivata sul suo sito cercando altro e ho letto i suoi articoli, apprezzandoli veramente per esaustività e lucidità rispetto agli argomenti trattati.
    Anche questo sull’aborto è ben fatto ed interessante ma sembra più un’introduzione. Peccato non avere la stessa analisi riservata agli altri temi.
    Grazie

    Rispondi
    • Valeria Randone
      5 Marzo 2022 17:08

      Grazie per i complimenti e per le Sue note.
      Ogni argomento non può – e non vuole – essere trattato come se fosse un capitolo di un libro, non è questa la sede. Annoierebbe.
      Se ha necessità di sapere altro o di una consulenza individuale il mio sito non è certamente bastevole.
      Un caro saluto

      Rispondi

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