Pfizer pillola blu

La Pfizer, la casa farmaceutica del Viagra, ha messo le donne al centro della sua ultima campagna pubblicitaria.
Gli spot, della durata di un minuto, lanciati sul mercato americano giorni addietro e giunti in Italia in questi giorni, hanno un arduo obiettivo, cioè quello di recuperare le perdite che hanno interessato il prodotto da quando ha perso l’esclusiva sul mercato, da quando è in commercio il generico dello stesso farmaco e, soprattutto, da quando la concorrenza si è fatta spietata.
Solo lo scorso anno, in Europa, il Viagra ha perso l’8% di acquirenti a vantaggio di altri prodotti generici e negli Stati Uniti, la competizione con il Levitra (verdenafil), il Cialis (tadalafil) e quella con il nuovissimo Stendra (avanafil) – che promette noti d’amore senza ansie e intoppi sotto le lenzuola – ha abbassato le vendite.

La nuova strategia di vendita del Viagra segna un momento importante grazie allo spostamento del focus dello spot.
La casa farmaceutica sceglie le donne. E invia un messaggio a più livelli:

  1. Le donne di tutte le età desiderano vivere una sessualità appagante .
  2. Non è affatto vero che le donne hanno paura o vergogna nel parlare di sesso.
  3. Le donne sono stanche di interpretare un possibile ruolo da “crocerossine del sesso”, costrette a offrire  sostegno psicologico al loro partner ferito nell’orgoglio, a glissare sull’argomento, tra imbarazzo e cattivi pensieri.

Vorrei partire da questa news e da questo spot pubblicitario per analizzare il vissuto delle donne in correlazione alla farmacoterapia dei loro partners.

Un po’ di storia

La famosa o meglio famigerata “pillola blu” ha sdoganato la silente e sommessa problematica del deficit erettivo, offrendo una valida possibilità di cura – e di conseguenza di diagnosi precoce – di questa invalidante problematica sessuologica.
Anticamente le cure per il deficit erettivo erano soltanto chirurgiche o iniettive, quindi, invasive, sgradevoli e spesso non mistificabili per le ignare compagne, creando nel paziente imbarazzo e disguidi orizzontali.

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Il viagra è stato il capostipite delle pillole pro-erettive, simpaticamente dette “pillole dell’amore”.
In ordine cronologico, hanno poi fatto capolinea sul mercato farmaceutico, il levitra e  il cialis, chiamato la “pillola del week and“, proprio per la sua capacità di garantire una “tempistica amatoria prolungata” e non somministrazione-correlata per lunghi fine settimana d’amore e di passione.
Nel tempo, il viagra, è entrato prepotentemente a far parte dell’immaginario e del lessico collettivo, diventando sinonimo di afrodisiaco, di una sessualità potente e possente e soprattutto scevra da ansie.
La pillola blu è strettamente correlata al concetto di potenza sessuale, al concetto di prestazioni durature e vigorose ed è stato quasi confuso con la pillola del buon umore, del coraggio e delle arti amatorie. Con rischi non indifferenti, soprattutto per i giovani e gli ansiosi.
La molecola sembra avere trasformato i timidi in spavaldi, gli impacciati in coraggiosi e gli insicuri in audaci amanti.
Viene spesso assunta – da giovani e meno giovani – quasi con “modalità preventive”, come se avesse un significato di tutela, di coperta di Linus e di ansiolitico, trasformando l’intimità in una vera e propria “prestazione sessuale”.
Il web, poi, ha sostituito i clinici e le auto-medicazioni e auto-prescrizioni, sono diventate dalla facile attuabilità.

Un po’ di clinica

La realtà clinica è però ben altra: le pillole pro-erettive sono utili, spesso, indispensabili, ma è altrettanto indispensabile una diagnosi clinica effettuata da un medico competente e adeguatamente formato, che si assumi la responsabilità del percorso di cura, e perché no, di svezzamento farmacologico postumo.

Le auto-prescrizioni – soprattutto nei casi di deficit erettivo a etiologia psicogena – apparentemente leniscono l’ansia e l’ansia da prestazione, ma in realtà la rinforzano, sminuendo il poliedrico concetto di cura, contribuendo alla negazione della sintomatologia erettiva e glissando del tutto sulla ricerca e cura delle cause.

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La farmaco terapia viene prescritta dal medico di riferimento (preferibilmente uro-andrologo), spiegata alla coppia – nei casi più fortunati – mediante un counselling psico/sessuologico e affiancata da un percorso di terapia psico-sessuale.

Oggi in clinica si suggerisce un “approccio integrato”, proprio per la complessità somato-psichica e relazionale delle problematiche sessuologiche.
Vediamo cosa accade quando il paziente – o perché assume il farmaco in autogestione o perché ha pudore nel condividere con la sua donna la farmaco terapia – viene scoperto dalla partner.

Cosa prova la donna?

Infinite domande e infiniti dubbi affolleranno la  mente ed il cuore della partner:

  • “Sarà colpa mia”?
  • “Non sarò sufficientemente brava sotto le lenzuola”?
  • “Le assumerà con me, con l’altra, con entrambe”?
  • “Non sono sufficientemente bella o desiderabile”?
  • “E se con un’altra donna la problematica non si presentasse?”
  • “E se non mi amasse, desiderasse abbastanza?” e così via.

Il delirio di gelosia successivo alla scoperta delle pillole pro-erettive si intersecherà a infiniti dubbi personali e relazionali e la coppia, da candidata a notti d’amore, sarà presto catapultata in una condizione di vero inferno per la loro autostima e la loro pregressa empatia.
Durante le prime consulenze, invito sempre i miei pazienti uomini a condividere con le loro partners le loro ansie, le loro diagnosi e i loro percorsi di cura.
La capacità erettiva per una donna e di fondamentale importanza, così come la risposta orgasmica per l’uomo; rendere la donna partecipe di cosa accade è la strategia migliore per mantenere unita la coppia e per far si che la partner sia collaborativa e non collerica.
L’orgasmo femminile è stato da sempre mistificato e recitato, ma quando due corpi si uniscono unitamente alle loro anime, la finzione non è tollerabile e soprattutto auspicabile; lo stesso dicasi per le disfunzionalità erettive e le loro possibili soluzioni.

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Conclusioni

Le menzogne dovrebbero sempre lasciare spazio alla condivisione e all’empatia per coppie sane e soprattutto longeve.

Valeria Randone

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