A quanto pare era una sua abitudine. Un suo disturbo ossessivo. Un suo sbaglio ricorrente. Un modus vivendi. Una leggerezza del cuore del corpo che sono sfociati in un omicidio e in un abbandono. Siamo a Parma, la vicenda è macabra, disseminata di lati oscuri e di misteri.
Una ragazza universitaria di appena ventidue anni, apparentemente serena e luminosa, partorisce i suoi bambini in casa e li lascia in giardino.
Il primo lo ha seppellito, morto o vivo non cambia granché, circa un anno fa, ed esattamente un anno dopo, probabilmente sprovvista di sensi di colpa e di tormenti dell’anima, partorisce un altro bambino e lo lascia in giardino, nella speranza che qualcuno se ne occupi.
La vicenda si commenta da sola e squarcia anche il cuore più indurito dalla sofferenza. Non bisogna essere mamma per capire, per sentire, per soffrire. Ieri sera ascoltavo attonita il telegiornale e una raffica di domande affollavano la mia mente.
Come fa una ragazza di ventidue anni che frequenta i pub, l’università e soprattutto vive in famiglia a mistificare una gravidanza, un parto e un dopo parto?
E come fa una famiglia a non accorgersi assolutamente di nulla?
Dopo il secondo parto, la ragazzina che tra l’altro per arrotondare faceva la babysitter, va in vacanza in America con la sua famiglia, come se niente fosse.
Come se avesse seppellito un gatto (e anche per un animale d’affezione il dolore è squarciante e sconquassante).
Non so di quale problematiche psichiche o psichiatriche soffra questa ragazza, ma quando si sveglierà da questo limbo e farà un tuffo nell’esame di realtà credo che verrà travolta da un’onda anomala di dolore che probabilmente la porterà ad annegare.
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4 Commenti. Nuovo commento
Questa vicenda mi ha sconvolto e mi terrorizza. Ha l’età delle mie studentesse che vedo mature e molto più determinate dei loro colleghi uomini. Che cosa stiamo sbagliando? Che obiettivi di vita stiamo trasmettendo? Ho una bambina di 9 anni e sono terrorizzato dalle pressioni che potrebbe ricevere da questa società della finta perfezione e dell’uso e getta.
Assolutamente fuori da ogni umana logica, incomprensibile persino a voler scomodare i disturbi psichici! Qui siamo in assenza totale di senso, di empatia, di amore nel significato più umano possibile!
Come farà una volta che avrà compreso la realtà a sopravvivere a tutto ciò?
Buonasera Michela,
non sono una maga, non conosco la ragazza in questione, i meccanismi di difesa della sua psiche, la sua reale storia di vita.
Sarà lo psicoterapeuta che l’avrà in carico, spero che sceglierà un percorso del genere, che potrà comprendere cosa sarà più utile fare.
Un caro saluto