Oggi riflettevo sui sensi e sul loro ruolo-bussola, soprattutto in amore.
Sono indicatori di passione e di distruzione. Bussole per un amore che nasce e per uno che muore.
Cosa accade in quel lasso di tempo tra la passione bruciante e il fastidio cocente? Accadono tante cose e a volte non accade niente, e i sensi iniziano a soffrire.
Quando finisce un amore le parole si estinguono. Diventano rumorose, poi rade, e dopo ancora ancora intermittenti sino a sparire per sempre.
L’odore dell’uomo, o della donna, diventa insopportabile. In una prima fase il partner con i sensi in sofferenza inizia a non ricercarlo più, poi lo percepisce come totalmente evanescente sino a trasformarsi in un chiaro fastidio per le narici.
La memoria olfattiva non funziona più: trattiene il fastidio e lascia andare i ricordi positivi.
(Quando si tratta di sensi in sofferenza, il presente inquina il passato).
E poi c’è l’udito, lui non mente mai. Quelle parole che un tempo erano d’amore ora sono intrise di astio e livore. Cambia il suono, l’intonazione, persino la dizione. Le orecchie desisterebbero dei tappi per proteggersi dal fastidio.
Un tempo erano parole col sorriso, avevano un suono familiare, rassicurante, vibrante. La voce si faceva magia, seduzione, abbraccio, consolazione, seduzione.
Adesso è stridente, sgradevole, non arriva più in profondità ma si disperde nell’aria sino a trasformarsi in silenzio: quello assordante che punisce. Appare l’anestesia sensoriale e da quel baratro, solitamente, è difficile risalire la china.
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