Quante volte non ci siamo sentiti abbastanza. All’altezza. Nel posto giusto, al momento giusto.
Esiste una trappola potentissima e pericolosissima che si chiama perfezionismo, che porta spesso con sé una buona dose di masochismo.
È figlia dell’introiezione di un genitore rigido, severo, anaffettivo, sadico e talvolta anche persecutorio.
La sua voce, il suo monito, i suoi silenzi restano dentro a lungo e per sempre. Muovono le fila di ogni azione e di ogni evitamento delle azioni, di ogni blocco emotivo e mal di pancia.
Quell’adulto all’anagrafe in realtà si sente ancora un bambino sbagliato e inadeguato. Dialoga con sé stesso e si dice le cose peggiori, le peggiore accuse ed efferate auto critiche. Non si sentirà mai all’altezza della dimensione adulta e adeguata dell’esistenza perché si guarderà con quello sguardo rigido e giudicante del padre, della madre, che ha avuto e che abita dentro di sé. Quell’adulto-bambino sarà un infelice. Si impegnerà al massimo con maniacale perfezionismo per dimostrare a sé stesso di non sbagliare, di essere bravo, bello, all’altezza del ruolo, adeguato, giusto.
Ogni tanto, anzi spesso, il suo sabotatore interno prederà il timone della sua stessa vita e all’impegno maniacale e ossessivo seguiranno i sabotaggi inconsci e gli sgambetti. Darsi il permesso di sbagliare e di sbadigliare, di dirsi bravo e anche bello, fare pace con quel genitore-boia diventa la strada per la felicità del cuore.
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