Una parafilia chiamata ibristofilia. L’amore per il torbido

Parafilia chiamata ibristofilia

L’ibristofilia è una parafilia. Il termine è stato coniato dal sessuologo John Money e deriva dall’unione delle parole greche ὑβρίζειv, che significa commettere un oltraggio verso qualcuno e philo, che significa avere una spiccata preferenza per.
Come in tutte le parafilie, l’eccitazione sessuale, il coinvolgimento profondo ed esclusivo e il raggiungimento dell’orgasmo dipendono dall’oggetto del desiderio e dalla fantasia ad esso correlata. In questo caso l’eccitazione scatta per la persona che ha commesso il male, che rappresenta il male. L’oggetto del desiderio, in questa parafilia, deve essere un criminale, un assassino, uno stupratore, un fuorilegge. Una persona che ha chiaramente abbracciato il male, lo ha sposato e lo ha promosso a compagno di vita.
Quando succede un crimine, quando viene uccisa una donna, quando un assassino diventa seriale, la sua personalità viene dettagliatamente raccontata da esperti e non, sino a occupare tutte le pagine dei giornali. È molto frequente, infatti, che molti detenuti famosi, o meglio famigerati, incarcerati per le peggiori atrocità, ricevano delle lettere d’amore da parte delle loro ammiratrici. Sono lettere che ardono di passione, di approvazione, di straziante desiderio sessuale, di sostegno psicologico a distanza; non è raro infatti che da questa corrispondenza epistolare di amorosi sensi possa nascere un matrimonio.

Le parafilie, ex perversioni

La sessualità non sempre segue sentieri lineari, talvolta ne imbocca alcuni impervi e imprevisti, come nel caso delle parafilie. Un primo distingue diagnostico da fare è quello tra le perversioni hard e le perversioni soft. Le prime sono dette parafilie, quindi indispensabili per accedere al piacere, le seconde sono invece dei giochi erotici, che anche se audaci e trasgressivi non sono indispensabili per il raggiungimento del piacere sessuale. Le parafilie sono caratterizzate da impulsi sessuali seguiti da comportamenti – agiti sessuali -, ben nutriti da alcune fantasie erotiche, assolutamente indispensabili per raggiungere l’eccitazione. A volte queste fantasie riguardano i bambini, gli oggetti inanimati o le persone non consenzienti. Tra le più frequenti abbiamo l’esibizionismo, la pedofilia, il froutterismo, il sadismo, il masochismo, il feticismo, il travestitismo.
L’esibizionismo è caratterizzato dall’esposizione improvvisa dei genitali a un estraneo che non gradisce e che viene colto all’improvviso, nonché disturbato e scandalizzato dal gesto che si trova a dover subire. L’esibizionista non tenta di avere rapporti sessuali con la vittima non consenziente, ma l’eccitazione deriva dal fastidio e dal disagio che crea nella vittima: dal vederla in imbarazzo.
La pedofilia è caratterizzata da comportamenti sessuali aventi come oggetto del desiderio dei bambini ed è molto spesso associata a comportamenti incestuosi. Il pedofilo non è consapevole del danno che arreca al bambino, ma crede di donargli amore e attenzioni. E difficilmente curabile, perché non accetta di avere un problema e di conseguenza non si rivolge ai professionisti della psiche.
Il froutterismo è caratterizzato dal bisogno di toccare con modalità furtiva una persona non consenziente. Molto spesso queste scene si verificano in luoghi chiusi e affollati, sugli autobus o sui treni. Chi ne soffre trae eccitazione sessuale dall’immaginare di consumare dei rapporti sessuali con la vittima.
Il voyeurismo è caratterizzato dalla visione furtiva di corpi nudi o di persone che stanno consumando dei rapporti sessuali. Il voyer trae eccitazione sessuale esclusivamente dalla visione che sfocia sempre in auto erotismo, non crea delle occasioni di contatto fisico o di abusare delle sue vittime.
Il masochismo sessuale è caratterizzato dal bisogno di provare sofferenza fisica e
psichica associata a umiliazione per poter accedere al piacere sessuale.
Il sadismo sessuale è il suo esatto opposto: è caratterizzato dalla necessità di procurare sofferenza fisica e psicologica alla vittima (spesso queste due parafilie si intersecano l’una con l’altra).
Il feticismo è caratterizzato dall’uso di oggetti o abiti di abbigliamento femminile per il raggiungimento del piacere che sfocia sempre e soltanto in un’attività autoerotica. Viene detto parzialismo sessuale perché spesso ha come oggetto delle parti del corpo come i piedi.
Il travestitismo sessuale è caratterizzato dal bisogno di indossare abiti del sesso opposto, solitamente femminile, per provare piacere. Il piacere è dato dall’incontro con il feticcio.

Spezzone di una consulenza

Margherita e il suo amore criminale

Margherita, nome di fantasia, era una donna sola. Nella sua vita non aveva avuto molti amori, e le poche relazioni importanti che le aveva uno scaldato il cuore glielo avevano successivamente spezzato. Margherita è sempre stata una donna amante della solitudine e gli animali, del duro lavoro e della famiglia, e non avrebbe mai e poi mai pensato di potersi innamorare di un criminale. Era una donna di chiesa, cresciuta in una famiglia siciliana particolarmente ortodossa, nutrita a pane e sensi di colpa. Era sua abitudine andare a messa con la sua famiglia ogni domenica e fare beneficenza. Un bel giorno vide in televisione la storia di un arresto.
Un uomo bello e tenebroso, solo più di lei, era stato arrestato per ben due omicidi.
Quando Margherita mi raggiunse in studio per raccontarmi quello che le stava accadendo, era confusa, turbata, profondamente preoccupata. Aveva iniziato a scrivere delle missive di conforto, con puro scopo conoscitivo, a quest’uomo misterioso che aveva visto in televisione, di cui non sapeva granché, e lui le aveva risposto. Nel giro di qualche mese era nata una storia passionale e unica – così amava definirla -, che le aveva rapito il cuore. Non si spiegava cosa fosse successo e soprattutto perché. Forse le sue fragilità pregresse e gli abbandoni subiti avevano spianato il terreno a questo amore. Forse la sua solitudine era diventata ormai insopportabile. Forse quest’uomo rappresentava il contraltare delle norme familiari così rigide e restrittive.
Margherita va a trovarlo tutte le settimane, ogni domenica va a messa e prega per lui. Gli ha promesso fedeltà e amore eterno, e anche se non dovesse essere scarcerato lei diventerà la sua sposa.

Da dove scatta l’eccitazione

 

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La televisione ha le sue responsabilità e anche colpe. Vengono raccontate con dovizia di particolari le scaltrezze e bassezze dei killer sino a farli diventare delle personalità famose e conosciute, da ammirare e pericolosamente emulare. Le anime fragili o chi soffre di una parafilia corre il rischio di confondere la seduzione del male per amore.
L’ibristofilo, infatti, prova eccitazione sessuale per chi ha commesso qualcosa di illegale, di atroce, di torbido, compresi l’omicidio e lo stupro. Si tratta chiaramente di un disturbo sessuale e mentale. Chi soffre di questa parafilia, non prova nessuna attrazione per un partner psichicamente e moralmente sano, ma si strugge di passione per l’altra metà del cielo: il criminale. Si tratta comunque di una forma di fanatismo estremo. Una forma di infatuazione adolescenziale, soltanto che l’oggetto del desiderio non è una rockstar o un attore televisivo, ma un criminale.
L’amore scatta a distanza, dietro un vetro, dentro una missiva d’amore e di sostegno. Mani che si sfiorano dietro un pannello, sotto gli occhi di tutti, dolci e cibi, durante le uniche ore mensili concesse al carcerato per incontrare gli affetti.
Queste relazioni epistolari che cominciano solitamente a distanza e poi sfociano in un matrimonio sono caratterizzate dallo strazio, dalla distanza fisica ma non emotiva, dall’idealizzazione dell’altro e soprattutto dall’assenza di fisicità e quotidianità.

I motivi che spingono ad amare di un criminale

  1. Io ti salverò, la sindrome della crocerossina e il bisogno di controllo
    Alcune persone sono mosse da quella malsana convinzione di poter cambiare un uomo malvagio e crudele. L’amore scatta proprio per quel bisogno profondo che si trasforma in una sorta di una missione, anzi un’ossessione. Un’altra causa è il bisogno di essere al centro della cronaca o del gossip: interviste, televisione, altro. La compagna del serial killer diventa la parta buona della coppia e brilla di bontà e benevolenza.
    Un’altra causa che muove le fila di amori malsani formati da un killer e una persona apparentemente equilibrata è il bisogno di controllo. Chi è in carcere e magari è condannato a vita rimarrà lì per sempre. Avrà le sue ore d’aria, lo spazio e il tempo per le visite e vivrà in una condizione di dipendenza psicologica, di devozione e debito emotivo nei confronti dell’altro partner che andrà a trovarlo stabilmente.
    Gli ibristofili sanno di essere profondamente amati, e questa consapevolezza li compensa dalla mancanza di un rapporto fatto di quotidianità, condivisione, pelle e sensi.
    Diventa una storia d’amore impossibile, fortemente idealizzata, quindi eterna.
  2. Sapiosexual: intrigo mentale, fragilità e menti malvagie
    Una mente criminale può anche avere il suo fascino, non per tutti, ovviamente. Dai mafiosi più celebri sino ad arrivare al fascino del male del protagonista del silenzio degli innocenti – l’istrionico e bravissimo Anthony Hopkins -, la filmografia si è sbizzarrita a dipingere persone e personalità malvagie e contorte in grado di sedurre chi ha dei buchi, delle mancanze, delle paure.
    Una mente diabolica e perversa potrebbe affascinare i sapiosessuali, coloro che sono attratti dalle menti non banali. Pur trattandosi di un’intelligenza al servizio del male, con tutti i rischi che un coinvolgimento del genere può generare, può diventare l’oggetto del desiderio e accendere la passione.
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Quale terapia

Il percorso terapeutico è estremamente complesso e anche particolarmente difficoltoso, soprattutto perché il parafifico non sente la necessità di essere curato o guarito. I suoi disturbi sono sempre ego-sintonici, in sintonia con il suo Io.
Le uniche speranze terapeutiche si possono ravvisare quando il paziente vive all’interno di una coppia, raro ma possibile, e il partner stanco e provato dai soliti rituali chiede aiuto a uno specialista. Si tratta di un partner che non si sa orientare, che non capisce cosa gli stia accadendo e che approda alla consulenza o terapia per tentare di lenire una così cocente sofferenza. Da un eventuale percorso il partner sofferente, ma non portatore del sintomo, impara tanto anche di sé stesso.
Perché non c’è peggiore condanna del vivere all’insaputa di sé stessi. Quindi, anche un amore malsano diventa dispensatore di verità taciute.

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