Ieri un signore di 94 anni sfida il dpcm e l’assenza di un parente a disposizione e telefona ai carabinieri per farsi fare un po’ di compagnia. Dalla sua profonda solitudine, senza sapere come accedere alle video chiamate, che tanto si usano ma che poco consolano, ha chiesto un po’ di compagnia per un brindisi. Semplicemente per un brindisi: simbolico, di buon auspicio.
I carabinieri della centrale operativa di Vergato, nel Bolognese, lo hanno raggiunto, hanno brindato con lui e hanno ascoltato i suoi racconti di guerra e di passato.
Un anziano ha più vita dietro di sé che davanti. Ha più paure che speranze. Ha bisogno di sentirsi amato e protetto, più di chiunque altro. È forte e fragile. Ha tanto da dare e tantissimo da ricevere.
Questo isolamento protettivo, se da un lato lo ha blindato al virus (come tantissimi altri anziani sopravvissuti, non abitanti di ospizi o rsa) dall’altro ha spalancato le porte a una solitudine insopportabile.
Quel brindisi, così simbolico e così affettuoso, si fa grimaldello emotivo per il cuore solo del povero anziano.
L’anziano e dolcissimo signore e i carabinieri, per dieci minuti, hanno fatto famiglia. In questa storia che scalda il cuore, c’è chi da e chi riceve, chi ascolta e chi racconta. E chi nel dare riceve. Questo è per me Natale.

Fonte: La Stampa

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