La luce di settembre ha un colore tutto suo. Non somiglia a nessun’altra.
È spietata: avvolge e stritola. È una lente di ingrandimento sulle nostre paure, sul non detto e non fatto, sul nostro essere infingardi o codardi.
Illumina con la sua impertinenza ogni nostro conflitto, tristezza, vuoto, luci e ombre del cuore. Toglie il velo dal nostro essere inermi e inerti, e invita al coraggio. Di essere, di fare, di cambiare.
Che ci piaccia o meno ci illumina il cammino.
È la luce del mese più Caronte che ci sia. Ci strappa dal sole di agosto e ci consegna bruscamente alle responsabilità del nuovo inizio. Il suo sole caldo e tiepido ci abbaglia e scalda, ci illumina e porta alla luce anche quello che non vorremmo vedere splendere così tanto.
Il cielo di settembre è variegato: è diverso da quello di agosto e anche da quello di ottobre. È un cielo sereno, senza troppe nubi o piogge, luminoso e coerente con il cambiamento che propone. Talvolta si fa carezza altre volte si fa minaccia perché ti obbliga alla chiarezza.
Settembre, con i suoi colori e luci, è il capodanno dell’anima. Non puoi mentirgli né mentirti.
Settembre con la sua luce, quando va via e scivola in ottobre, ha l’abitudine di lasciare la luce accesa. Sempre.
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Il suono delle prime foglie cadenti, portate via dal vento, che aprono uno spiraglio verso l’autunno intriso di nuove speranze.