Ti sposo a patto che… L’accordo prematrimoniale, l’amore e le sue regole
La legge apre la strada agli accordi prematrimoniali, e la psiche dovrebbe seguire a ruota. Mettere nero su bianco in anticipo e da innamorati, la futura, possibile gestione delle beghe matrimoniali, tutela la coppia dalla probabilità di sbranarsi dopo.
L’accordo prematrimoniale, da una prima, sommaria lettura, sembrerebbe un efferato colpo al romanticismo.
Come si fa ad immaginare di litigare per oggetti materiali, per case o terreni, quando si è talmente innamorati da scegliere il partner come coniuge? e per di più davanti a Dio?
A memoria di sposa, mi risuonano in mente le seguenti parole: “in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, finché morte non ci separi, e così via”. Quindi, forse, discutere di denaro e di beni prima di convolare a giuste nozze potrebbe sembrare davvero di cattivo gusto.
L’Amore, che di nobile ha ormai solo il ricordo del sentimento che esprime, viene sminuito a tal punto da essere tradotto in un contratto prematrimoniale in grado di tutelare beni, salute psichica, e conto corrente.
Quindi, ad amore estinto o ad amante conquistato, il coniuge da rottamare impugnerà il patto, e buono e zitto, seguirà le direttive precedentemente firmate in situazione di non alterata coscienza.
Oltre il simbolismo
Quando si ama, si sa, si smarriscono i confini e il buon senso. Si abbassa il ponte levatoio verso l’altro, invitandolo ad entrare in territori intimi, inesplorati e unici. L’altro, non sempre e non a lungo, sa tenere fede a un patto d’amore, così, può anche capitare che il matrimonio diventi divorzio, passando dal percorso obbligatorio della sofferenza. L’amore spaventa tanto e spaventa tutti e, come spesso accade, la giurisprudenza entra a gamba tesa per tutelare la psiche e gli affetti. Ecco che appare all’orizzonte il patto prematrimoniale. Il patto, stipulato quando l’amore è trionfante, stabilisce a priori cosa è mio e cosa è tuo, e cosa rimarrà tale anche dopo, ad amore estinto. Questa sorta di contratto difensivo prevede – non si sanno mai le cose della vita – un dopo di sciagura e di separazione, e tutela dalla paura più grande: l’appartenenza totale all’altro, corredata dalla paura fobica di essere derubati. Di parti psichiche e di beni.
Il patto è ben stipulato e comprende un tariffario da applicare in caso di adulterio, uno in caso di abbandono del tetto (e letto) coniugale, e un altro quasi indolore, in caso di noia o di fine naturale del sentimento. Tutto sembra avere un prezzo e non ci sono né sconti né attenuanti.
Mi chiedo, da aggiustatrice di cuori, come si fa a stabilire se l’amore è giunto al capolinea per morte naturale, per cause esterne alla coppia o per incidenti di percorso? e di conseguenza stabilire il tariffario della sofferenza?
In caso di amanti e di adulteri, è sempre così facile stabilire chi tradisce chi?
Chi va a letto con un altro partner, quindi, colui che apre il confine geografico del matrimonio e agisce il tradimento, oppure, chi ha smesso da tempo di concimare il legame d’amore? un sentimento così struggente come l’amore può essere quantizzato da possedimenti e oggetti? Inoltre, il valore affettivo e simbolico degli oggetti, come si quantifica e suddivide? Non sono riuscita a darmi nemmeno una risposta sensata.
La scappatella e la scrittura privata
Un divorzio civile è una contraddizione in termini
Denny De Vito, avvocato del film La guerra dei Roses
Molte volte, grazie a un litigio si scoperchia il vaso di Pandora della coppia. Emerge il rimosso, il tacitato, il negato. Altre volte la coppia provata e spaventata dall’incontro con gli avvocati, romanticamente ancorata ai ricordi e ai beni familiari, inizia a parlarsi nuovamente e ad amoreggiare.
Per gli avvocati gestire emozioni violente e contrastanti non è affatto facile e indolore, così, sapere in anticipo a chi andrà la casa a mare acquistata con fatica – palcoscenico della maggior parte delle fughe romantiche fuori porta – o lo chalet in montagna della nonna materna, può diventare un’esperienza lavorativa meravigliosa.
La fine di un matrimonio non sempre coincide con la fine dell’amore, e la fine dell’amore non sempre coincide con la fine del matrimonio, quindi, regolamentare beni e umori, e per di più in anticipo, potrebbe essere un’impresa ardua. L’unico scopo potrebbe essere quello di arginare i ricordi, incarnati nei beni, con il loro carico emozionale.
Simbolismo, oggetti e denaro. Le cose concrete e l’amore
Iniziare un cammino in coppia separando beni e cuori, ben consoni di quello che succederà dopo, nel caso di una frana del matrimonio, mi sembra una strategia per tenere a bada le paure e le ansie, nonché, l’eventuale presenza del seme dell’avarizia. Situazione ben diversa dalla separazione dei beni o dai conti correnti separati.
Il seme dell’avarizia – malattia dell’anima che danneggia coppia e qualità di vita – germoglia nella fase anale di chi ne soffre; quando il piccolo impara che controllando il corpo può rendere felice, o meno, la madre. La mamma è per il bambino un onnipotente oggetto d’amore da cui dipende il suo benessere, il suo nutrimento fisico ed emotivo, e da cui teme di essere abbandonato. Il bambino scopre inoltre che l’attività del dare o del trattenere – emozioni e feci – gli regala un certo potere sugli stati d’animo dei genitori, oltre che un certo grado di piacere. La madre, talvolta, è distratta o impegnata altrove, è algida, poco rassicurante o anaffettiva, altre volte, è rapita dal riordino della casa, ed elemosina manifestazioni tangibili di affetto, cure, carezze e doni.
Il piccolo, in questi casi, può avvertire la necessità di trattenere e di controllare amore, feci, e parti di sé.
Attitudine comportamentale ed emozionale che porta come dote affettiva nella sua futura coppia. Un partner portatore sano del seme dell’avarizia desidera ardentemente un patto prematrimoniale, con i suoi simbolismi e le sue tutele.
Separati e tutelati
C’è poi chi si separa per finta per imbrogliare la legge e per tutelare il patrimonio, ma questo è un altro discorso. Un patto, non d’amore ma di quieto vivere, per governare i giorni della passione e quelli dell’abbandono, è ben altra cosa da un patto d’amore vero e proprio.
Insomma, mio caro vecchio Amore, relegarti alla dimensione della tutela, del vile denaro e del dopo, mi sembra di farti un torto, ma sembra proprio che amare spaventi.